Abbiamo avuto ospite nelle nostre live di 'C'è vita anche il lunedì' Danilo Sacco, anima de 'I Nomadi' dal 1993 al 2011 e ora in una vita da solista. Ecco cosa ci ha raccontato.
Danilo è in compagnia di un gattino
Ivana: Quanti animali hai?
Danilo: Ho due bassotti, un chihuahua, un bulldog francese, un volpino e Frida, questa gattina. Amo gli animali, ciò che ti danno loro è inimmaginabile. Bisogna adattarsi a una forma di vita perfetta come sono i gatti e i cani. La storia di Frida è particolare perché la trovai sotto la grondaia, era stata inesistita e aveva bacino e femore spezzati. Non potevo lasciarla lì, dai secondo te! Credo che facciamo parte tutti dello stesso Universo, tutti gli esseri viventi sono collegati, chi non rispetta gli animali non fa per me.
Ivana: Rubo la frase a Rudy e dico che lui va spesso in Africa e mi colpisce molto quando dice che lì si sente ospite sulla Terra, mentre qui ci sentiamo un po’ i padroni.
Danilo: Siamo noi ad aver distrutto l’ecosistema, dalla comparsa degli esseri umani abbiamo fatto tanti danni ma anche tante cose buonissime, come l’arte di Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci.
Rudy: Prima domanda partirei con il tuo ultimo album che mi piace tanto: Colpevole. Cosa volevi comunicare con questa raccolta di brani?
Danilo: Colpevole è un disco che parla di empatia, Colpevole di empatia. Essere empatici è quasi un male oggi quando dovrebbe essere normale essere empatici.
L’album parla di rapporti umani e anche del rapporto verso se stessi e verso le persone a cui si è voluto bene, il bene non si può eliminare. È un album introspettivo anche un po’ complicato ma ognuno di noi può trovarci delle immagini, ogni album è un cammino. Vediamo il prossimo dove ci porterà
Rudy: Non sei un cantautore banale e da testi banali. Si ha bisogno di qualche ascolto per entrare totalmente nel disco la tua voce è sempre ella da ascoltare, consiglio a tutti di ascoltarlo.
Danilo: Per i miei CD bisogna avere pazienza e fare proprie le frasi che sto dicendo, ogni pezzo bisogna ascoltarlo con attenzione.
Rudy: È più facile con i tormentoni estivi assorbirli al primo ascolto, con le canzoni di qualità è necessario ascoltarle qualche volta in più.
Ivana: Bisogna rallentare…
Danilo: Esatto Ivana, bisogna rallentare, stiamo andando troppo veloci, ho qualche dubbio che qualcosa rimanga...
Ivana: Ci stiamo facendo condizionare dalla velocità del web, per questo volevo chiederti in che modo la società influenza la musica e come, invece, la musica può influire sulla società?
Danilo: Ti rispondo con un esempio: se vai a vedere un concerto e lo filmi, qualcosa non va.
Come la musica influenzava la società? Oggi siamo in difficoltà perché la società è finta e premasticata ma questo non significa che noi cantautori dobbiamo tirare i remi in barca, se la società pretende questo, va benissimo ma penso che se oggi canto ancora Dio è morto, un motivo c’è. Perché ai miei concerti ci sono ragazzi di 14 anni che cantano a memoria le mie canzoni.
Alle radio passa sempre la stessa roba, come fa un adolescente a conoscere Pooh, Nomadi, Guccini, De Andrè? Stiamo perdendo la memoria storica degli ultimi 50 anni dove insegnavamo noi il cantautorato ai francesi, ai belgi, insegnavamo il Prog italiano. Nessuno sa più cos’è!
E la gente che sapeva suonare, aveva una preparazione mostruosa. Ora non è così, ti fai un talent e ti dicono che sei bravo.
Rudy: Ora c’è l’autotune!
Danilo: L’autotune è nato per dare un effetto particolare alla voce ma non per far cantare chi non sa cantare. Se non c’è preparazione, cambia mestiere! Dopo 41 anni di lavoro, mi rompo le palle a sentire queste cose.
Rudy: Nella pochezza di quello che si sente in radio in cui i testi sono banali e la musica sembra uguale, è uscito il singolo di Zucchero Amor che muovi il sole, abbiamo pensato cosa è successo?! Perché prima era la norma. Ho paura che se nascessero oggi Augusto, Guccini, Bertoli, De Andrè sarebbero etichettati come indie e messi da parte.
Danilo: ...Almeno facciamo una rivoluzione! Invece rimane tutto immobile. La musica che gira alla radio rispecchia ciò che è oggi la società italiana.
Rudy: Settimana scorsa leggevo l’intervista di Samuele Bersani in cui diceva che il linguaggio dei suoi nonni che non avevano studiato, era molto più ricco rispetto a quello attuale.
Danilo: Sì, abbiamo perso il lessico, abbiamo perso il modo di parlare il modo di interloquire, i congiuntivi molto importante perché noi veniamo dalla cultura latina e greca non siamo barbari e ciò che stiamo facendo è seguire una cultura di massa predigerita. Al mio concerto ci sono persone che cantano canzoni a memoria ma se le radio non passano le canzoni, ragazzi non c’è solo riso bollito, non è vero che i ragazzi non amano la musica ma non gliela propongono e non esistono negozi di musica.
Le ispirazioni le prendono in tv o in radio nei talent dove ti mettono in testa che diventi qualcuno partecipando ai talent. Li vedi sul palco, dopo due pezzi si cagano addosso. Quando sei sul palco devi essere un leone te li devi mangiare, bisogna studiare e prepararsi.
Rudy e Ivana Ai concerti ti sembra di stare a un karaoke. Non si tratta di imparare a memoria le parole di un testo...
Danilo: Quando è stata scritta da chi la storia di chi l’ha scritta e di cosa parla perché se canti Auschwitz devi essere lì in quel momento, devi sentire il freddo, il dolore, l’interpretazione non si insegna.
Puoi insegnar la dizione, l’audizione ma l’interpretazione o ce l’hai o no e gli interpreti non quasi più ed è un grosso problema.
Rudy: A luglio abbiamo visto il concerto di Fabi Gazzè Silvestri a Roma. Fabi ha cantato la canzone dedicata a sua figlia che è morta e 50000 persone sono rimaste in totale silenzio anche quando è finita la canzone e mi hai fatto venire in mente cosa significa interpretare. Il suo dolore l’abbiamo sentito tutti addosso.
Danilo: Ci è riuscito lui, non molti ci riescono, oggi non puoi insegnarlo e i talent stanno facendo danni, perché fai il provino e se sei intonato, va bene. Ma essere intonati non è una virtù è una necessità!
Rudy: Ricordo quando ascoltavo la musica italiana da ragazzino e capivo che nascevano gruppi che provavano a fare cose diverse ma i talent hanno spazzato via chi andava a suonare nei club. E sostituiti da quelli usciti dai talent.
Danilo: Sono scomparsi anche i club. Negli anni 80 ce n’erano tanti. Il 99,9% dei club volevano pezzi tuoi. È cambiato tutto. Io sono stato tra i pochi fortunati dove potevamo allenarci, erano vere palestre dove mettersi alla prova ma non ci sono più i club o non ti pagano. Ma fare il musicista è un mestiere, io non posso prepararmi 6 ore per suonare gratis.
Rudy: Quanto è cambiato il mondo musicale da quando hai mosso i primi passi ad oggi?
Danilo: Non mi trovo più in questo mondo, per la mia età per la mia carriera e la mia strada ho paura per le nuove leve.
Ivana: Pensi che l’artista debba avere anche un ruolo sociale in qualche modo, cioè dar voce a quello che accade nel mondo, come anche la pace?
Danilo: La musica per come la conosciamo oggi nacque negli anni '40 per divertirsi, ballare. La musica deve divertire, quando vieni a vedere al concerto non devi pensare a niente, devi essere felice, sei mio ma se attraverso i testi riesce anche a far pensare, va bene. Basta. La musica è sociale, non politica ed è inevitabile ce l’ha insegnato Bob Dylan e tanti altri. Io non parlo di schieramenti ma di lavorare per fare in modo che la società sia migliore.
I letterati, i poeti, i pittori, gli scultori, i musicisti, gli artigiani sono fondamentali perché senza di loro, senza arte il mondo è morto, finito, che vivi a fare?
Immaginate un mondo senza poesia o senza arte. Noi non facciamo arte perché fa figo perché facciamo parte della razza umana. Senza di essa siamo solo carne di lavoro che serve a lavorare.
Rudy: Mi è venuta una riflessione sul sociale e il politico. Se un artista prova a dire qualcosa sulla pace gli rispondono -non devi fare politica- ma per me parlare di pace non è politica, è essere umani.
Danilo: Da musicista posso anche avere la mia opinione: perché un architetto può fare politica e un musicista no?
Ivana: È scomodo se un musicista è molto seguito perché, se è seguito da molte persone, si trascina dietro tante persone e ai politici dà fastidio.
Danilo: Ogni volta che succede qualcosa, i primi che fanno fuori sono i cultori, artisti un popolo senza cultura è più facile da comandare, 1984 di Orwell è perfetto. La cultura è potere. Se qualcosa non va, tagliano sanità e scuola. L’Italia in questo momento che è la culla della cultura occidentale insieme alla Germania e alla Grecia, siamo bassi. Non so quale può essere la via d’uscita a breve termine e questo mi preoccupa. Abbiamo dato i natali ai più grandi geni del pianeta e ora stiamo parlando di nulla”
Rudy: La canzone che più hai sentito tua entrando nei Nomadi e quella nella tua vita successiva?
Danilo: Ne sono tante trovare Dio, le canzoni di Guccini, il mio maestro. Dove si va, potrei stare qua fino a domani. Di quelle che ho scritto io, invece, sarà la prossima!
Ci piace la risposta!
Ivana: Riflettevo sul fatto che alle radio anche nelle case bisogna anche un po’ di tramandare la buona musica per compensare quello che non fanno le radio.
Danilo: Magari fosse così. Ricordiamo l’epoca dei Police, U2, Led Zeppelin: di cosa stiamo parlando? Manca una cultura di base per i giovani perché non c’è. Ho sentito paragonare qualcuno a David Bowie...
Ivana: Magari nessuno suonerà come Robert Plant o Jimmy Page ma abituarsi ad ascoltare quella musica lì, ti abitui.
Danilo: Suonare come sono capaci tutti ma creare qualcosa è un problema. Peter Gabriel ha creato un mondo a parte. Come i Genesis. Indiscutibile.
Rudy: Quali sono le tue abitudini di scrittura?
Danilo: Per scrivere ho bisogno di un’armonia di base.
Rudy: Non pensi anche tu che ascoltare musica italiana e guardare film italiani ci raccontino la nostra storia?
Danilo: Noi abbiamo avuto Giannini, Mastroianni, la Loren, Magnani e grandi registi Fellini, Pasolini e gli americani ci invidiavano perché non erano capaci di fare i film neorealisti. Oggi è diverso, cinema e musica vanno di pari passo.
Ivana: Come se fossimo in una fase di stagnazione, ci sono tanti remake e cover.
Danilo: Esatto, andare indietro va benissimo almeno si ricomincia ma restare fermi no. Ci sono molte buone idee ma non si fanno rischi si fa solo quello che funziona e si ripete tutto uguale.
Rudy: Hai conosciuto Augusto?
Danilo: No, avrei potuto perché ero a un loro concerto nel 89/90 volevo chiedergli un autografo ma non volevo disturbare e questo mi rode parecchio.
Rudy: Devo dire che sei stato il degno erede, sei stato credibile! Hai partecipato alla Festa dei 60 anni dei Nomadi, che sensazioni hai provato?
Danilo: Non voglio apparire folle ma è come se non me ne fossi mai andato, è stato un momento normale, era il mio posto stavo bene. Sono sfrontato e stavo bene.
Ivana: Quanti concerti hai fatto?
Danilo: Circa 3000
Ivana: Quanti hai intenzione di farne ancora?
Danilo: Altri 4000, arriviamo a 7000!
Ivana: Progetti futuri?
Danilo: Suonare, prepararci e scrivere. Conosco molti colleghi che salgono sul palco per timbrare il cartellino. io se non salgo sul palco, sono morto, voglio morire sul palco a 101 anni esatti, segnatevelo!
Rudy: Come Rocky Roberts, che ho visto sul palco a 82 anni.
Danilo: Uguale, gente come me non andrà mai in pensione, Non voglio vivere per il palco. La prima cosa sono gli affetti, la famiglia, ma senza la musica non so starci!
Rudy: Grazie per aver accettato il nostro invito, è stato un regalo.
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