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Insegnami primavera - di Ivana Ferriol

  • Immagine del redattore: Ivana Ferriol
    Ivana Ferriol
  • 21 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Il pensiero del mese di marzo, a cura della scrittrice Ivana Ferriol

primavera

Aspetto la primavera che allontana il freddo e il buio ritarda gradualmente di ora in ora. Mi dà la possibilità di stare sotto al cielo, di ammirare la natura che come ogni anno rinasce. Un miracolo silente che la Terra ci regala. Cerco posti nel verde e ammiro i primi fiori che spruzzano colori tra i prati e sulle chiome degli alberi, amo assaporare i primi raggi più caldi del sole. Poi chiudo gli occhi, respiro a fondo. Quell’aria preziosa perché è di passaggio. Sta lì, riporta vita, generosamente rigenera i campi e poi lascia posto all’estate. Come una donna anziana che lascia dei regali ai bambini e va via lasciandoli giocare e, loro, distratti e presi dal nuovo, dimenticano di salutarla. La primavera è solo un transito verso qualcosa di ancora più avvolgente e caldo. E forse non me la sono mai goduta del tutto perché era solo una promessa di qualcosa che sarebbe arrivato dopo qualche mese, andare a mare, la spiaggia, il profumo della protezione solare, la salsedine.

Come poteva la primavera competere con il mare?



Mi son fermata a pensare quanto potere attrattivo ci sia nella primavera, nell’attesa dell’estate che rappresenta, un potere subdolo perché aspetti e ti proietti al futuro senza goderti davvero il presente. Ma intanto ti trascina fuori casa alla ricerca di verde o di blu. Quest’anno ho deciso di vivere questa primavera, non come transito ma come il mio momento. Vivere in slow motion ogni attimo in cui la terra germoglia i semi, scovare l’attimo preciso che ricolora tutto il paesaggio e, magicamente, i nostri visi si fanno travolgere da una vitalità fresca e sempre nuova. I prati intorno casa mia si colorano di rosso vivo: papaveri. Rosso. La passione. L’amore. Rosso. Il colore del sangue. Rosso che ci riporta alla vita che scorre dentro di noi e che troppo spesso ci dimentichiamo.

sperlonga tramonto

Quando ero piccola mi chiedevo perché le stagioni belle dovevano finire? Perché non poteva esser sempre estate o primavera? Odiavo il freddo, l’inverno, gli alberi spogli mi mettevano tristezza. Eppure l’alternarsi delle stagioni fa qualcosa di importante: ci abitua al cambiamento, al fatto che la vita ha una sorta di ciclicità di momenti che ci piacciono di più e altri di meno. Ma c’è una cosa che ci sfugge: in questa ciclicità c’è un ripetersi di situazioni da cui dovremmo imparare al turno successivo ad affrontare armati di nuove esperienze accumulate in quel tempo. Eppure, non sempre ci riusciamo: capita nella vita di ritrovarsi davanti agli stessi problemi e rimanere come nel passato immobili e avviliti, senza soluzioni al problema, dovremmo imparare a chiedere aiuto ma nel modo giusto. A volte le piante si appoggiano, si arrampicano ad altri arbusti ma lo fanno se sono certi della loro solidità. E noi? Riusciamo sempre a capire a chi o cosa ci stiamo affidando? Dovremmo imparare dagli alberi dal loro restare immobili affrontando clima rigidi e quelli più torridi, stagioni dove le risorse sono scarse e quelle in cui i nutrimenti sono così abbondanti da fare riserve per ogni evenienza. La natura in qualche modo ci parla e ci insegna e noi? Ancora non abbiamo imparato ad ascoltare, a capire come si sopravvive in questo mondo.



Un albero da solo non sopravvivrebbe a lungo: può diventare forte e più robusto degli altri ma per breve tempo. L’albero ha bisogno di una rete sociale fatta di suoi simili, anche dei funghi del terreno che li interconnette alla vita sociale del bosco, attraverso un dare e avere in base alle necessità. Questo fa capire che per rinascere e sopravvivere abbiamo bisogno della natura circostante, non dipende solo da noi, c’è bisogno di uno scambio reciproco, viviamo in simbiosi uno e tutto, tutto in uno e non possiamo scindere da questa cosa, così quando il nostro contesto crolla, ci sentiamo persi, in pericolo. Ma ci sono alberi che sopravvivono agli incendi, risorgono da pezzettini rimasti del loro tronco. Nulla è perduto. Non importa quanto sia difficile la prova che abbiamo davanti, quello che fa la differenza è la nostra volontà di farcela. E la primavera ogni anno fa questo. Ogni anno rinasce, rifiorisce, colora il mondo, lo nutre e lo persevera.

Io voglio essere primavera. Primavera insegnami.


 

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