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Intervista al cantautore e scrittore Leandro Barsotti: attraversando l'anima dagli anni '90 ad oggi

  • Immagine del redattore: Rudy Pesenti
    Rudy Pesenti
  • 21 mar
  • Tempo di lettura: 8 min

Leandro Barsotti: cantautore, scrittore: una penna sopraffina e un'anima piena di bellezza.

Negli anni '90 ha pubblicato cinque album: due le partecipazioni al Festival di Sanremo, nel 1996 nella Sezione Giovani con Lasciarsi Amare e nel 1997 tra i Big con Fragolina.

Nel corso degli anni ha tenuto numerosi incontri pubblici per parlare di anima, destino e spiritualità. Tra le altre cose, è anche uno Spiritual Coach.

Ispiratore di progetti sociali, è l'ideatore del Cantanatale.

Ecco cosa ci ha raccontato in questa bellissima intervista.

leandro barsotti intervista

1) Ciao Leandro, innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito.

Ecco la prima domanda: In che modo la musica e la società si influenzano l’una con l’altra?

Penso che la musica pop/leggera sia profondamente condizionata dalla società e, a volte, si trova un piccolo passo avanti rispetto al sentimento della società. La canzone è attualità, è il momento, racconta la nostra storia di quel momento. L’insieme delle canzoni leggere che ascoltiamo rappresentano lo specchio della vita che stiamo vivendo. Se la vita offre grandi possibilità di riflessione ed emozione, allora anche la canzone avrà questo tipo di riflesso. Esempio, negli anni '70 abbiamo avuto una generazione di grandi cantautori e cantavano della società, della voglia di ribellarsi, di cambiamento, dei giovani al posto dei vecchi, del voler cambiare tutto. La musica era lo specchio di quegli anni. Era anche una rivoluzione politica e intellettuale di pensiero e non a caso tutti i cantautori nascono nella prima metà degli anni '70. Guarda oggi invece la musica, sia nel livello di scrittura, di qualità, ritmo e immagine di scrittura, come sia più legata alle serie tv, a quello che vediamo nello schermo: per esempio la Trap si rifà a protagonisti tv del male, ma non è cultura di vita sociale. Penso che se vivi in un momento storico ricco di idee e di proposte, come sono stati gli anni settanta in Europa, hai un prodotto musicale molto alto, se vivi in un periodo più represso, più chiuso in sé stesso come i primi anni 2000 - che per me non ha mai prodotto grande musica - hai questo tipo di risposta.

 


2) Perché il cantautorato non riscuote più successo? Cosa manca nella musica degli ultimi tempi?

Il cantautorato classico esiste ancora perché per me Calcutta è un cantautore, Ultimo a suo modo è un certo tipo di Baglioni, Corsi è alla Ivan Graziani. Oggi ci sono i cantautori ma hanno uno spazio inferiore a 50 anni fa. Questo perché secondo me la società offre poco per essere un cantautore. Anche quando noi seguiamo modelli di cambiamento e rivoluzione culturali, in realtà sono molto gestiti dall’alto. Non c’è un vero processo di ribellione dal basso come lo era negli anni '70. I ventenni si dividono, vanno nelle piazze ma hanno sempre modelli di riferimento adulti, non vedo ancora una forza dal basso che vuole un vero cambiamento. Pensa a Bob Dylan che scriveva cose a vent'anni pazzesche, ma oggi non c'è, perché la società non dà questa opportunità.

  

3) Qual è il futuro della musica? Cosa si può fare per tornare a farla risplendere?

Secondo me risplende abbastanza, cioè è molto presente. Negli anni '90 non c’erano tutti questi concerti, c’era esposizione radiofonica. Ma oggi nei concerti mi sembra che la musica sia ovunque, a tutti i livelli. Concerti sold-out, si va ai concerti di tutti. Riguardo al futuro, credo che abbiamo preso questa direzione, tra l’altro citata anche da Peppe Vessicchio - e io condivido - cioè che abbiamo perso di vista le canzoni, per concentrarci sui cantanti: meno contenuto, più apparenza. Lavoriamo molto sull’ immagine “e quello ha gli occhiali cosi”, “quella che risponde sui social in quel modo”, ma la canzone in realtà ha una importanza relativa, temporanea, serve a occupare spazio. Mi sembra che si pubblicano canzoni come si pubblicano post sui social perché l’importante è mantenere il tuo personaggio, purtroppo questa tendenza dominerà ancora per qualche anno, poi spero ci sia un reset e torni un’adolescenza ribelle, una voglia dei ventenni di cambiare tutto, anche la musica.


libri barsotti

4) Oggi sembra che tutto si riduca a un valore economico e che il denaro sia l’unico motore delle nostre azioni. Anche la natura sembra sia diventata merce, abbiamo dimenticato tutti cos’è un DONO. In quale modo possiamo sensibilizzare la gente sulla salvaguardia del nostro territorio, dei boschi, del mare?

Secondo me c’è un solo modo: capire che noi facciamo parte del tutto e che il tutto è dentro di noi. Per arrivare a questo processo di consapevolezza su come noi siamo energia, esattamente come c’è energia intorno a noi e questo si mescola continuamente, credo che la meditazione sia la cosa più facile, per farci capire che noi non siamo i nostri pensieri, indotti spesso, ma siamo qualcosa di più. E quello che siamo è qualcosa che sta anche negli altri, nella natura, nel mare, nel cielo. Tutto è uno. A questo concetto del tutto è uno io ci sono arrivato con la meditazione. Medito da 25 anni e questo mi ha aiutato a dare un nuovo valore a me stesso, al di là di quello che faccio, ma per quello che sono. 

 

In che modo io all’interno dello spazio in cui vivo posso fare qualcosa per gli altri?

 che poi il senso della nostra vita è qua. In che modo noi possiamo fare qualcosa per gli altri per quello che abbiamo intorno a noi?

 Per questo ci vuole un processo educativo che, purtroppo, in questo momento non credo sia tanto nelle corde del nostro sistema scolastico, anche se io introdurrei la meditazione nella scuola.

 



5) Hai scritto tante canzoni d’amore, citando un tuo romanzo ti chiedo “L’amore resta in ogni caso?”

Sì, l’amore in ogni caso resta anche se è stato un amore che ti ha fatto male e ti ha reso infelice ma in realtà tutto l’amore resta perché quando incontri l’amore il tuo cuore cambia e entri in un cambiamento di percezione della realtà e questo cambiamento sarà per sempre, quindi cambia quello che sei, cambia la persona che sei. Ci sono due motori di cambiamento per noi uomini e donne: uno è l’amore, l’altro è il dolore. Quando li incontri hai questa cosa incredibile e misteriosa che ti porta a scoprire qualcosa di nuovo di te. Pensa all’amore quando t’innamori per la prima volta durante l’adolescenza: vedi il mondo diverso, senti suoni diversi, tu ti senti diverso, il tuo primo innamoramento è una rivoluzione incredibile di chi sei e scopri delle cose di te. Il nostro viaggio è un viaggio verso la scoperta di noi stessi e l’amore ci fa scoprire parte di noi e sì, l’amore resta perché tu sei quello che sei grazie all’amore che hai attraversato che ha sempre lasciato qualcosa di nuovo dentro di te.


l'amore resta barsotti

 6) Alcuni sociologi sostengono ci troviamo nell’area del narcisismo cronico: pensi che le persone riescano ancora ad amare? Crediamo ancora nell’amore romantico o ci siamo troppo disincantati?

L’amore deve farti stare bene, se non ti fa star bene non è amore. E non bisogna sempre sacrificarsi per l’altro. L’amore dev’essere qualcosa che senti veramente. Penso che le persone riescono ancora ad amare, perché l’amore è un bisogno primario, soprattutto sentirsi amati e condividere l’amore. È cambiata la modalità negli ultimi anni. Prima c’era più l’idea della continuità: l’amore che arriva per darti un segnale di dove devi stare.

Oggi siamo più condizionati dalla facilità degli incontri e si cambia più spesso partner ma è sempre l’amore che ti porta a voler cambiare qualcosa di te. L’amore romantico secondo me è sopravvalutato, perché l’innamoramento lo confondiamo con l’amore, ma quello non può durare più di un anno. È un passaggio biologico importante e naturale andare verso quella persona ma con gli anni non puoi sempre essere innamorato. Impossibile essere sempre innamorata come il primo giorno. Si ci siamo disincantati e andiamo verso un mondo in cui i single saranno più numerosi di cinquanta anni fa e più aperti a esperienze di amore diverse. Credo che però se entri in una concezione di amore come costruzione della famiglia che vuol dire avere dei figli, avere una società che è la tua famiglia, in questa logica, può succedere che ci si arrabbia o si pensi ad altro, però c'è sempre quest’obiettivo centrale che è avere una famiglia, stare insieme perché ha un senso sociale, economico e di costruzione di altre vite, quella dei figli, farli cresce ed educare. È un concetto vecchio ma sarei curioso di vivere tra un secolo per capire la nostra società com’è cambiata a livello di relazioni amorose, mi incuriosisce e non riesco in nessun modo ad immaginarmela.


7) Gli eventi negativi nella vita possono incattivirci o farci crescere, come si fa a diventare persone migliori attraversando dolori e delusioni?

Il modo per crescere è l’accettazione. Quando accetti ciò che è accaduto, hai un passaggio di crescita. Per arrivare all’accettazione ci sono passaggi intermedi che non sempre riusciamo a superare. Primo: perché proprio a me, che ho fatto di male? Te la prendi con Dio, con l’Universo, con il mondo, ti senti colpito ingiustamente. Ma quando capisci che quella delusione è capitata non a te perché passavi di là per caso ma per te, quando capisci questa cosa, l’accetti.


“Ok mi capitato, è capitato per me per insegnarmi cosa? Per portarmi a diventare chi? Cosa sto diventando?"


Penso che tutti abbiamo avuto fasi di dolore. Anche io come te ho attraversato momenti di dolore, come quando ho deciso di smettere con la musica. E sono successe una serie di cose che mi sono chiesto: perché è successo proprio a me?

Quando lo accetti, ti liberi e arriva un’altra cosa che ti dà luce, nuove prospettive e questa è la tua crescita, hai passato l’esame, tu sei in crescita quando ti liberi dalle ancore, dagli zaini, dal dolore, quando riesci ad accettare tutto questo si apre qualcos'altro perché si crea spazio, in cui arriva nuova vita.


8) Le cose più importanti che speri di aver trasmesso con la tua musica?

Ho fatto una canzone famosa intitolata “Mi piace”, una canzone sulla felicità negli altri: mi piace quando sei felice. La felicità di vedere una persona felice, è una canzone d'amore. L’Idea di volersi bene per la propria felicità e quella altrui.

Poi ho fatto un album che preferisco di più ma è meno conosciuto Il segno di elia, spirituale in cui parlo di energia, anima, induismo. È un album che pochi hanno capito o ascoltato ma ci sono messaggi per me belli sull’anima.


 9) La canzone tua a cui sei più legato e quella non tua che avresti voluto scrivere?

Mi piace mi ha dato successo, quella canzone è durata un anno e mezzo, tutto il 1995, non come oggi che le canzoni durano una settimana, il 1995 per me è stato un anno magico, un mondo fatato.


Avrei voluto scrivere La cura di Battiato. Accidenti, ha scritto cose che avrei scritto io perché è la percezione che ho io dell’anima, curata dall’universo che non ti abbandona mai e l’anima che viaggia nella sua storia infinita sempre protetta da questo mistero che è l’universo.


10) Dov'è il confine tra amore per la pace e per la libertà?

Io sono pacifista, l’idea della pace va sempre raggiunta e dopo la pace si possono trovare accordi per stare bene insieme. Il concetto di libertà oggi è un po’ strano, siamo molto condizionati. Se ci riferiamo all’Ucraina penso che la pace sia più importante di ogni altra cosa e che la libertà di un popolo si può guadagnare un po’ alla volta. Ma noi siamo liberi? Non so. È un concetto occidentale. Liberi di far cosa? Noi siamo liberi? la guerra è solo disastro, morte, male, orrore, bambini violentati, uccisi, condizionati per sempre. Io vorrei un mondo senza le guerre. In cui si possa avere spazi di libertà conquistati un po’ alla volta, senza bisogno di guerre.


 

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Scrittore, viaggiatore, sognatore. 

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