Le migliori canzoni italiane che parlano della cattiveria delle persone - Quanto può essere cattiva la gente nella nostra società
- Rudy Pesenti
- 21 mar
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 27 mar
Lo sappiamo. Vivere significa confrontarsi anche con gli altri, nel bene e nel male. A volte capita però che si provi rabbia o tristezza per come alcune persone ci trattano, o per come vediamo che usano persone a cui vogliamo veramente bene. Beh, i grandi cantautori italiani non potevano esimersi di trattare anche questo delicato argomento.
Ecco le migliori dieci canzoni italiane che parlano della cattiveria delle persone.

1 - IL MOSTRO - SAMUELE BERSANI
Basta passare la voce che il mostro è cattivo
Poi aspettare un minuto e un esercito arriva
Bombe e fucili, ci siamo, l'attacco è totale
Gruppi speciali circondano il vecchio cortile
Dicono che sono pronti a sparare sul mostro
"Lo prenderemo sia vivo che morto sul posto"
Dicono loro che sono soldati d'azione
Classe di uomini scelti e di gente sicura
Ma l'unica cosa evidente
L'unica cosa evidente è che il mostro ha paura
Il mostro ha paura
Uno dei primi capolavori dell'immensa carriera cantautorale di Samuele Bersani. Quando un intero gruppo di persone decide di fare del male a una persona glielo fa e basta. È sufficiente inventarsi qualcosa, una diceria, una cattiveria, per farsi seguire, anche senza prove. Il presunto mostro, però, è una persona come tutti noi. E ha paura, molta paura. Quindi, in definitiva, chi è il mostro in questa e in molte altre storie della nostra società?
2 - IVAN GRAZIANI - MALEDETTE MALELINGUE
Federica ha quindici anni
Anche se una donna è
Così la gente vede il male
Anche dove non ce n'è
Lei sta coi grandi, e non frequenta
Quelli della sua età
Oh, maledette malelingue
La gente la distruggerà
Festival di Sanremo 1994, uno straordinario Ivan Graziani porta sul palco dell'Ariston un brano intenso, pieno di significato, su ciò che possono fare le parole della gente: rovinare la vita delle persone, rovinare la vita dei ragazzi anche più giovani.
3 - FRANCESCO GUCCINI - CANZONE DI NOTTE N°2
O forse non è qui il problema
E ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
E ognuno costruisce il suo sistema
Di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali
Scordando che poi infine tutti avremo
Due metri di terreno
Guccini, nelle canzoni scritte di notte, ha trovato alcuni dei suoi brani più rappresentativi e più centrati sulla società: in questo brano si prende di mira chi giudica le persone che provano a cambiare qualcosa, che provano a restare fuori dal coro.
4 - FABRIZIO DE ANDRÈ - AMICO FRAGILE
E poi sospeso dai vostri "Come sta"
Meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
Tipo "Come ti senti amico, amico fragile
Se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
Con Amico Fragile, Fabrizio De André se la prende con la società benestante che stava con lui ad una festa a cui era invitato in Gallura nel 1974: lui parlava di società e di attualità, a loro non interessava niente di tutto ciò, a loro importava soltanto che suonasse la chitarra e che non parlasse. Così è nato questo brano, nella notte successiva, della sua fatica ad adattarsi a un certo tipo di persone, piene di ipocrisia e di bei discorsi fini a se stessi.
5 - VASCO ROSSI - HO FATTO UN SOGNO
Ho visto gente che non ha davvero
Bisogno di presentazioni
Per inserirsi nelle mie faccende personali
Dice che devono salvare
Che mi devono aiutare
A vivere come secondo loro, pare
Una delle canzoni più esemplificative quando si parla di cattiveria della gente: un testo diretto, senza fronzoli, su quando le persone iniziano a parlare della tua vita, senza saperne assolutamente niente.
6 - LUCIANO LIGABUE - CARO IL MIO FRANCESCO
Ci si sente soli per quello che si è visto
E poi per tutti quelli che han fatto così presto
A montare su per fare un po' il tuo viaggio
Giurando che per te davano un braccio
Parlavano di stile, di impegno e di valori
Ma non appena hai smesso di essere utile per loro
Eran già lontani, la lingua avvicinata a un altro culo
Il Francesco a cui scrive questa sorta di lettera Luciano Ligabue è il maestro Francesco Guccini. Il rocker emiliano si sfoga su quanto sia finta la società in cui si vive, riferendosi molto anche all'ambiente musicale, pieno di falsità e di giochi di persone che si usano tra di loro sempre con doppi fini, mai con sincerità.
7 - ENZO JANNACCI - SE ME LO DICEVI PRIMA
Ti sei sentito solo
In mezzo a tanta gente
Sì ma
Guarda che di te e degli altri
A tutta questa gente qua
Ecco, non gliene frega niente
Festival di Sanremo 1989: prima partecipazione per Enzo Jannacci, che pure aveva già conosciuto il grande successo di pubblico nei primi anni di carriera. Si presenta come soltanto lui poteva fare: una canzone originale, che tocca le corde più importanti della nostra società. In questo brano c'è un dialogo tra due persone, una che ha bisogno d'aiuto e l'altra, che potrebbe aiutarla, non fa niente per allungare minimamente il braccio e salvare il suo conoscente.
8 - ALEXIA - GRANDE CORAGGIO
Non è concesso stare fermi,
per vivere ogni giorno qui
non è permesso fare sbagli,
anche i più piccoli
ci osservano, ci guardano
e non ci aiutano
Una canzone che è una spinta a non mollare: in una vita in cui tutto è difficile, anche il rapporto con le persone, in cui chi è più in alto di te invece di aiutarti ti giudica e basta, devi trovare dentro di te il grande coraggio per andare avanti in ogni giorno della tua esistenza.
9 - EDOARDO BENNATO - VENDERÒ
Raffaele è contento, non ha fatto il soldato
Ma ha girato e conosce la gente
E mi dice: "Stai attento che resti fuori dal gioco
Se non hai niente da offrire al mercato"
Venderò la mia sconfitta
A chi ha bisogno di sentirsi forte
E come un quadro che sta in soffitta
Gli parlerò della mia cattiva sorte
Sicuramente uno dei brani che preferisco di Edoardo Bennato. Il cantautore partenopeo fa una critica alla società che sta diventando soltanto sfruttamento e uso delle persone, regalando alle persone peggiori ciò che vogliono.
10 - I NOMADI - COME POTETE GIUDICAR
Quando per strada noi passiam
Voi vi voltate per guardar
Ci vuole poco a immaginar
Quello che state per pensar
Ridete pure se vi par,
Ma non dovreste giudicar
E se questo modo di pensar
A voi non va,
Cercate solo di capir
Che non facciamo male mai
Chiudiamo con un viaggio nel tempo: è il 1967 quando I Nomadi capitanati da Augusto Daolio pubblicano Come potete giudicar, un inno generazionale contro tutte quelle persone che li giudicavano soltanto per il modo in cui si vestivano o per come portavano i capelli. Una canzone immortale, una delle prime a ribellarsi al sistema di uniformità che voleva la società di allora.
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