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Le più belle canzoni dei partigiani - Festeggiare il 25 aprile

  • Immagine del redattore: Ivana Ferriol
    Ivana Ferriol
  • 10 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

I partigiani erano persone di diverse culture, parlavano dialetti diversi, lavoravano in settori differenti l’uno dall’altro. Eppure, tutti questi uomini e donne erano accomunati da una grande forza d’animo che si sprigionava verso una sola direzione: difendere la propria terra durante la guerra. Tante canzoni venivano intonate durante i loro raduni per rafforzare il senso di unità di gruppo e, perché no, sdrammatizzare una situazione davvero difficile, che nessuno di noi dovrebbe mai affrontare in vita. Ecco quelle che secondo noi sono le canzoni più belle dei partigiani. Perché il giorno della liberazione dall'invasione nazi-fascista, è sempre qualcosa da festeggiare.

canzoni partigiane

 

FISCHIA IL VENTO

Fischia il vento e infuria la bufera

Scarpe rotte eppur bisogna andar

A conquistare la rossa primavera

Dove sorge il sol dell'avvenir

A conquistare la rossa primavera

Dove sorge il sol dell'avvenir

Fischia il vento è una canzone partigiana scritta prima dell’8 settembre da Felice Cascione (Megu), un poeta medico ligure. La melodia è ispirata alla sovietica Katjuša, composta nel 1938. Oggi la canzone è l'inno ufficiale delle Brigate Garibaldi. La canzone accompagnò la brigata tra la valle di Andora e Pizzo d’Evigno. Il brano fu cantato per la prima volta a Curenna durante il Natale del 1943, ma fu diffusa all'inizio del 1944. Presto al gruppo si aggiunse Italo Calvino, con il soprannome di Santiago.

Nel testo originale il verso "eppur bisogna andar" era in realtà "eppur bisogna ardir”.

Anche se tutti cantiamo Bella Ciao come primo brano pensando ai partigiani, in realtà fischia il vento era la vera canzone cantata durante quegli anni di resistenza.


 

BELLA CIAO

E se io muoio da partigiano,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E se io muoio da partigiano,

tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,

o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!

E seppellire lassù in montagna

sotto l’ombra di un bel fior.

Bella Ciao è un canto popolare italiano dedicato alla resistenza italiana, cantata ormai in tutto il mondo. Il brano riprende la struttura del canto dell'Ottocento Fior di tomba. Pochi sanno che invece il ciao ripetuto è ispirato a un canto per bambini diffuso al Nord Italia.

«La me nòna, l'è vecchierèlla

la me fa ciau, la me dis ciau, la me fa ciau ciau ciau.»


Ci sono molte polemiche su questo canto, in quanto secondo l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) Bella ciao "divenne inno ufficiale della Resistenza solo vent’anni dopo la fine della guerra. Di contro, esiste una lettera storica per cui Bella ciao derivi dalla lettera scritta dalla russa Lydia Stocks ad Amato Vittorio Tiraboschi, comandante della zona di Ancona. Lidia, dopo l'8 settembre fuggì da un campo di internamento femminile e raggiunse i partigiani dove conobbe Douglas Davidson.

«Quando penso di tutto ciò, ho voglia di piangere perché ancora ricordo tutto quello che abbiamo provato, tutti quelle giovani ragazzi che andavano a morire con il canto Bella ciao. E poi venivano feriti e morti, che non dimenticherò mai finché vivrò, perché ho amato con tutto il mio cuore tutti quei ragazzi e li amerò sempre. Per me l'Italia è stata una seconda Patria e io amo il popolo Italiano con tutti i suoi difetti. Quanto sarò felice se l'Italia di nuovo sarà in piedi, ma senza i Fascisti... Non tanti possono comprendere tutto questo, ma voi, sì, perché avete sofferto con noi.»

Tuttavia, alcuni storici dicono che una lettera sola non basti a dichiarare la validità storica del brano.


Più recentemente, la serie TV spagnola La casa di carta ha fatto tornare celebre questa canzone anche tra un pubblico più giovane un po' in tutto il mondo, grazie al suo successo planetario.


 

FESTA D'APRILE

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia per conquistare la pace,

per liberare l'Italia;

scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;

 evviva i partigiani! è festa d'Aprile.

 Nera camicia nera, che noi abbiam lavata,

 non sei di marca buona, ti sei ritirata;

 si sa, la moda cambia quasi ogni mese,

 ora per il fascista s'addice il borghese.

Questa canzone è stata scritta da Sergio Liberovici e Franco Antonicelli nel 1948.

Fu composta sulla base degli stornelli trasmessi da Radio Libertà, un’emittente clandestina attiva a Biella.

Ricordiamo l’interpretazione di Giovanna Daffini, che la inserì in un disco del 1967.


 

SIAMO I RIBELLI DELLA MONTAGNA

Di giustizia è la nostra disciplina,

libertà è l'idea che ci avvicina,

rosso sangue è il color della bandiera

partigian della folta e ardente schiera.

I partigiani erano guidati da un unico spirito di gruppo. Si nascondevano tra le montagne ed erano guidati solo dall’obiettivo di tornare liberi. Questo brano è stato scritto nel marzo 1944 nella zona del Monte Tobbio, tra Liguria e Piemonte, dai partigiani della III Brigata Garibaldi, guidati dal comandante Emilio Casalini "Cini".


 

COL PARABELLO IN SPALLA

E a colpi disperati

mezzi massacrati

dalle bombe scippe

i fascisti sparivano gridando

«Ribelli abbiate pietà!»

Come molti canti della Resistenza, Col parabello in spalla deriva dal canto degli alpini Col fucile sulle spalle. Era un canto partigiano molto diffuso in Veneto. Le bombe scippe si riferiscono a ordigni usati spesso durante la Grande Guerra ed erano prodotti dalla SIPE, società Italiana che produceva esplosivi.


 

ALBERI RAMI E FOGLIE

Erano alberi rami e foglie

Non si volevano piegare

E ogni anno il 13 aprile

Si parla di un temporale

Erano alberi grandi e forti

Alberi con calli alle mani

Erano alberi resistenti

Con radici verso il domani

Casa del vento ha composto questa canzone in memoria dei partigiani pochi anni fa. Anche se non è propriamente una canzone cantata dai partigiani, ci tenevo a pubblicarla perché descrive in modo molto emozionante cosa erano i partigiani durante la guerra.


 

Se vuoi altre informazioni, scrivimi a info@ilrespirodellestelle.com

 

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Scrittore, viaggiatore, sognatore. 

Entra nel mio mondo, ascolta con me il respiro delle stelle, e scopri perché credo nel fatto che in fondo, in ogni istante, è tutto perfetto.

 

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