Strage dei cervi - È davvero necessaria? Ne abbiamo parlato con WWF Abruzzo
- Ivana Ferriol
- 27 ott 2024
- Tempo di lettura: 15 min
Aggiornamento: 23 apr
Partendo dall'ordinanza di abbattimento di 500 cervi all'interno del Parco dell'Abruzzo, parliamo con Filomena Ricci, delegata di WWF Abruzzo sulle alternative rispetto a quest'azione di massacro e su come uomo e natura possano tornare a convivere pacificamente. Ecco la trascrizione della live Instagram svolta all'interno della 56a puntata di 'C'è vita anche il lunedì'

Ivana: Benvenuti alla 56a puntata di C'è vita anche lunedì il programma di dirette Instagram dove ogni settimana io e Rudy Pesenti abbiamo sempre un ospite e un tema diverso. Questa sera avremo con noi Filomena Ricci delegata del WWF Abruzzo e il tema sarà - la strage dei cervi è davvero necessaria? –
Filomena Ricci (Delegata WWF Abruzzo): Ovviamente per il WWF e per le tante associazioni che insieme a noi stanno portando avanti questa campagna in difesa dei cervi in Abruzzo la risposta è no, nel senso che chiariamo alcuni punti: il cervo è una specie cacciabile. In altre regioni si caccia ma in Abruzzo non si era mai cacciato. La regione Abruzzo l'8 agosto ha pubblicato una delibera che, a seguito di uno studio condotto nei mesi precedenti, ha stabilito di poter avviare una caccia di selezione quindi solo tramite dei cacciatori che vengono selezionati, una sorta di controllori. Si chiama controllo selettivo ma di fatto è l'uccisione dei cervi, di 469 cervi nella provincia de L'Aquila.
Le motivazioni che la regione Abruzzo accampa a questa decisione sono vaghe. Nel senso che una volta dice che si fa perché c'è un esubero di cervi, altre volte dice che è necessario intervenire per limitare i danni all'agricoltura e gli incidenti stradali. In ogni caso, noi abbiamo smontato tutte le tesi, perché non si può parlare di esubero di cervi in Abruzzo in quanto la densità considerata per avviare questo tipo di attività di prelievo selettivo è di poco sopra la soglia. Il cervo è una specie che è stata reintrodotta e che sta in una fase anche di crescita della popolazione, ma che non è in esubero in quanto in Abruzzo, al contrario di quanto avviene in altre regioni, ha sempre avuto qualcuno che l'ha tenuto sotto controllo: stiamo parlando del lupo. Nelle dinamiche di popolazione in ecologia, le popolazioni di prede e predatori, a un certo punto, si autoregolano, non c'è sempre bisogno del nostro intervento. Rispetto invece a quelli che sono i danni per l'agricoltura e il rischio di incidenti stradali, lavori scientifici quindi la bibliografia scientifica chiarisce bene che non c'è una correlazione diretta tra la densità degli animali e il rischio per esempio di incidenti stradali, sicuramente non c'è in Abruzzo. Esistono tanti sistemi come i dissuasori olfattivi oppure acustici ma anche visivi che sono dei sistemi che fanno banalmente spaventare gli animali in modo da farli allontanare dai campi coltivati, così come ci sono tante azioni da poter fare sulle strade: dai cartelli ai catarifrangenti, recinzioni in alcuni punti, dal potenziamento dei sottopassi o la costruzione di sovrappassi. Per quanto riguarda gli incidenti stradali, gli animali si muovono abbastanza bene, loro conoscono il territorio, usano spesso gli stessi passaggi. Quindi bisogna fare uno studio per vedere dove sono i punti in cui l'attraversamento è più rischioso e andare ad intervenire. Ci viene detto che sono soluzioni costose, ed è vero in alcuni casi sono costose, sono impegnative, ma riteniamo che i fondi che arrivano anche nella nostra regione da canali europei debbano servire per investimenti seri, perché prima di tutto il mondo agricolo si merita un intervento più serio. La caccia non è la soluzione, lo abbiamo visto quello che succede per un'altra specie: il cinghiale che viene cacciata praticamente in ogni modo e in tutto l'anno però le popolazioni non diminuiscono e non diminuiscono i danni all'agricoltura. Quindi se si vuole dare una risposta seria anche al mondo agricolo, bisogna sedersi intorno al tavolo, quello che stiamo chiedendo insieme al ritiro della delibera dell'8 agosto, che servirà anche a trovare delle soluzioni che siano realmente ipotizzabili per ridurre i danni e i rischi di incidenti stradali.
Ivana: La prima cosa che mi viene da pensare, quando arrivano queste decisioni dall'alto, è quel che dice Rudy che va spesso in Africa: che quando si è lì, ti rendi conto che sei ospite su questo pianeta. Nella natura non siamo noi padroni, siamo ospiti e bisogna camminare con rispetto perché non siamo gli unici esseri viventi, questa cosa evidentemente ce la stiamo un po' dimenticando e quindi queste decisioni prese dall’alto, sembrano solo voler accontentare chi vuole la caccia.
Filomena Ricci: Sì! Tra l'altro accontenta solo un piccolo gruppo di cacciatori perché non tutti i cacciatori sono d’accordo con questa decisione, che poi tra l'altro pagheranno. I cacciatori che sono deputati ad abbattere un certo numero di capi dovranno versare delle quote agli stessi ambiti territoriali di caccia che sono fatti prevalentemente da cacciatori, quindi si pagherà €50 per sparare a un cucciolo di cervo e si potrà arrivare a pagare €600 per un maschio con con il palco se si è un cacciatore non residente in Abruzzo. Quindi si avrà anche una sorta anche di turismo venatorio. Ovviamente questa decisione ha sollevato in Abruzzo un’elevata discussione contro la caccia al cervo. Abbiamo lanciato una petizione che ha superato le 135.000 firme quindi sono 135.000 le persone che chiedono alla Regione Abruzzo di tornare sui suoi passi e tante personalità del mondo dello spettacolo, della cultura ci hanno dato supporto e hanno chiesto con forza anche di non danneggiare l'immagine dell'Abruzzo, perché l'Abruzzo si vede l'immagine di una regione verde, di una regione dove la convivenza con la fauna è possibile e noi abbiamo visto soprattutto per esempio rispetto all'orso Marsicano, un modello Abruzzo che è quello che ci rappresenta. L'Abruzzo è conosciuto all'esterno per i suoi animali, per la sua natura selvaggia. riteniamo che questa azione sia anche molto lesiva di questa immagine. Anche molte cooperative, che fanno turismo in Abruzzo, hanno inviato una nota alla Regione richiedendo il ritiro di questa delibera e molti portano le persone ad osservare i cervi. Da poco si è conclusa la stagione del bramito, degli amori quindi ci sono guide turistiche che accompagnano le persone a osservare i cervi e che diciamo a queste persone? Che i cervi potrebbero essere oggetto di caccia e magari l'anno dopo non si potranno più osservare? Sicuramente è un'immagine che all'Abruzzo non fa bene, nonostante questo, la regione è andata avanti, non ha ritirato la delibera. Per questo le associazioni ambientaliste come il WWF, la LAV e la Lega Nazionale per la difesa del cane hanno fatto un ricorso al TAR. Il TAR non ha dato la sospensiva della delibera, per cui abbiamo fatto un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato che ha sospeso la caccia al cervo in Abruzzo fino al 7 novembre, quindi siamo tutti in attesa del 7 novembre per capire come si potrà andare avanti. Nel frattempo però è bene ricordare anche un'altra cosa: i cacciatori non erano pronti, cioè la caccia comunque non si sarebbe aperta perché c'erano stati dei problemi burocratici, quindi noi stiamo affidando la caccia al cervo a chi, dopo tutti questi mesi di discussione, non è stato neanche in grado di preparare i tesserini venatori per partire con questa caccia di selezione. Ne siamo ovviamente contenti ma questo ci fa capire come sia stato approssimativo tutto l'impianto di questa caccia al cervo in Abruzzo.
Ivana: Diciamo che è già un buon risultato il fatto che sia stata rinviata la legge sulla caccia dei cervi.
Filomena Ricci: Sì certo siamo stati molto contenti, ovviamente aspettiamo l'esito della discussione del 7 novembre. Intanto, dal 14 Ottobre quando si sarebbe dovuti partire, siamo arrivati al 7 novembre senza cacciare, senza sparare. E questo è già un buon risultato.
Rudy: 130.000 firme sono arrivate contro questa ordinanza. Sta cambiando qualcosa nella coscienza delle persone a livello di attenzione della natura che ci circonda?
Filomena Ricci: Allora, devo dire che questa è stata una bellissima campagna perché abbiamo ricevuto tanto tanto supporto, tanto affetto anche tanta attenzione da parte dei mezzi di comunicazione. Cioè in questi mesi si è parlato di fauna si è parlato di rapporto tra uomo e fauna tutti i giorni in Abruzzo e quindi già questo è stato un grandissimo risultato. Ha fatto certamente piacere anche vedere tante persone ma di schieramenti trasversali, o anche alcuni esponenti dei partiti di maggioranza che si sono detti contrari a questa scelta, persone che magari non fanno parte delle nostre associazioni ambientaliste o animaliste, persone che ti fermano per strada e ti dicono siamo con voi, dovete fare in modo che ai cervi non si spari.
Quindi abbiamo avuto veramente tanto supporto, più di quello che potevamo immaginare, di persone anche attente alla lettura dei documenti e quindi io voglio sperare che si stia cambiando qualcosa, ma ovviamente non cambiano alcune decisioni che arrivano dai governi anche a livello europeo. Un'altra cosa a cui abbiamo dovuto assistere è che il lupo è stato declassato nella protezione dai governi nazionali ma anche europei. Non siamo molto tranquilli rispetto alla salvaguardia della fauna, temiamo di perdere un po' di attenzione nelle norme che la proteggono. Quindi bisogna stare in allerta, perché il lupo era protetto e, all'improvviso dall'Europa, hanno deciso di abbassare lo stato di protezione. Diciamo che il lupo è una specie che per esempio in Italia è sicuramente in espansione, ma che ancora subisce tantissime minacce dal bracconaggio, dagli incidenti stradali, dall'ibridazione, dagli avvelenamenti e quindi è una specie che deve ancora essere fortemente protetta perché sicuramente abbiamo vinto la sfida della conservazione negli anni 70 quando il lupo era a rischio: lo stavamo perdendo. Adesso che invece ha recuperato, non abbiamo vinto ancora sicuramente la sfida della convivenza, quindi c'è molto da lavorare e vedere ridotte le protezioni normative, sicuramente non aiuta.

Ivana: Assolutamente, perché poi ci si immagina sempre che i risultati possano migliorare, ma è avvilente quando poi peggiorano, perché parliamo tanto della biodiversità del nostro territorio e dovrebbe essere tutelata, non è giusto all'improvviso fare passi indietro.
Filomena: Sì esatto, torniamo indietro rispetto ai tanti successi di conservazione che abbiamo avuto soprattutto in Abruzzo, dove il lupo si è salvato grazie a un'operazione portata avanti negli anni '70 dall'allora parco d'Abruzzo e dal WWF nella famosa operazione San Francesco che è una di quelle che ha avuto più risultati.
Ivana: Nel frattempo volevo chiederti: a volte si vedono anche sui social, mi sembra proprio nel paesino di Barrea, immagini e video di cervi che si avvicinano sempre più di frequente ai luoghi abitati. È bello vederli però viene in automatico chiedersi quali sono i consigli che ti senti di dare ai cittadini che magari si ritrovano vicino questi animali così affascinanti, che però potrebbe involontariamente creare dei danni? Cosa si dovrebbe o non si dovrebbe fare?
Filomena: Sì grazie, è una bellissima domanda perché anche del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise i cervi si vedono, particolarmente a Villetta Barrea, Scanno, Villa Lago anche in altri in altri paesi dell'aquilano e i cervi si avvicinano, passeggiano nelle strade del paese. Diciamo che la popolazione è abbastanza abituata a questa presenza. Succede però che quando ci sono dei visitatori, dei turisti che incuriositi, si avvicinano troppo, cercano di toccarli o addirittura di dargli da mangiare. Sono comportamenti che vanno assolutamente evitati, gli animali non vanno avvicinati. Non bisogna mai chiudergli le vie di fuga. Quindi bisogna osservarli, godersi questo momento bellissimo dell'avvistamento, ma a distanza. Assolutamente non dare da mangiare a nessun animale selvatico, non attirarli, non corrergli incontro, ripeto non toccarli, perché anche se i cervi sembrano mansueti, il cervo maschio ha un palco imponente e può caricare e provocare anche dei danni. Anche il fatto di attirare l'orso, dandogli da mangiare o lasciando i rifiuti gli scarti fuori dalle case, non fanno bene agli animali.
Sono selvatici e devono rimanere tali. Per esempio un'altra cosa importante da dire per i cervi è che se si va in montagna in primavera si possono trovare i piccoli nell'erba, che sembrano che siano lì da soli abbandonati. In realtà la madre li ha lasciati solo perché sta mangiando, li ha lasciati al sicuro nell'erba e toccarli, vuol dire condannarli a morte perché poi la madre sente il nostro odore e non riconosce più il piccolo. Quindi cercando di fare una buona azione, si fa un danno grandissimo.

Ivana: Certo che è una forte tentazione quella di vedere un cucciolo di cervo tenerissimo nell'erba però poi effettivamente come capita anche con le altre specie, smettono di essere nutriti, poi diventa un bel problema.
Filomena: Ma anche seguire gli animali in macchina. Ancora vediamo scene di orsi che vengono inseguiti lungo le strade, si mette a rischio la vita dell'orso, ma anche la propria vita. Non si rincorrono per fare un video, una foto da postare sui social. Abbiamo fatto anche delle campagne dicendo La vita di un orso vale più di un like
Questo era un messaggio importante da divulgare. Per le volpi vale lo stesso discorso. La volpe è un animale molto opportunista. Quindi se vede che trova da mangiare, magari torna tutte le sere, dando a una volpe da mangiare tutte le sere, si abitua quell'animale a trovare quella fonte di cibo, a venire vicino a noi e si sta creando un animale che poi s'ammala perché quello che diamo noi da mangiare .on è mai quello che si trova in natura.
Rudy: perché la soluzione sembra sempre essere quella di eliminare l'animale, invece di trovare un modo di coesistenza? Perché secondo te la politica sembra essere così lontana dall'attenzione dell'ambiente?
Filomena: Questa è una bella domanda, ovviamente ce la facciamo anche tutti i giorni. E ovviamente è quella di dare una scorciatoia, si pensa di dare un'immediata risposta a un problema ma le questioni sono complesse. Tutto ciò che riguarda la gestione faunistica è di una complessità molto elevata, quindi non si può ridurre banalmente con delle soluzioni tipo appunto usare i fucili. La convivenza è una strada lunga, una strada che comporta l'azione, come dicevamo prima la messa in campo di investimenti, quindi con dei fondi ma anche con tutta una campagna di sensibilizzazione che porta un cambio culturale che ovviamente non si vede in tre mesi, si vede a lungo termine e spesso forse la politica ha bisogno di risposte più immediate, più a breve termine e non riesce a guardare in prospettiva. Anche il nostro mondo è un mondo molto veloce. Tutto è subito. La convivenza richiede dei lunghi studi iniziali, azioni fatte con le persone e tutto ciò che riguarda le persone, vuol dire che bisogna incontrarle, bisogna parlarci, non basta una volta, non basta una riunione ce ne vogliono tante e bisogna dare delle risposte che siano credibili. Quindi non è facile e per questo si trovano delle scorciatoie che sembrano risolutive ma poi non fanno altro che peggiorare il problema, perché il punto è quello, il punto è trovare una cultura della coesistenza. L'Abruzzo potrebbe essere un modello e non deve assolutamente perdersi questa opportunità. L'abbiamo visto come succede con L'orso marsicano. In fondo abbiamo L'orso marsicano nei paesi spesso proprio a ridosso delle case, eppure riusciamo a conviverci, tranne per gli episodi più nefasti che purtroppo conosciamo tutti.
Ivana: Sì infatti, poi ci colleghiamo. L'altra domanda che volevo farti è proprio quella che riguarda la famosa convivenza orso-uomo che è un altro argomento di cui si discute tanto. Ci sono proprio due schieramenti opposti non solo in Abruzzo, ma anche in Trentino e ho una curiosità: ma quanti orsi ci sono adesso in Abruzzo?

Filomena: Dobbiamo dire che l'orso bruno marsicano è una sottospecie dell'orso bruno, non è lo stesso orso del Trentino quindi è un orso unico al mondo e presente in Abruzzo, nell’Italia centrale, è una sottospecie che quindi se sparisce qui, sparisce in tutto il mondo. Abbiamo quindi una responsabilità enorme per la conservazione di questa specie che è anche il simbolo della nostra regione. Si contano tra i 50 e i 60 esemplari, a breve se ne dovrà fare un'altra analisi per riaggiornare questo dato, è una popolazione che sta cercando in tutti i modi di espandersi al di fuori dell'area storica di presenza che è quella del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise. Negli altri parchi un po' anche il Parco della Maiella ultimamente e sta cercando di espandersi, quindi di andare in territori che però non sono protetti da parchi, da riserve e dove arriva per la prima volta. Perché mentre in tante aree dell'Abruzzo c'è una convivenza che ormai dura da decenni, cioè le popolazioni sono cresciute insieme all'orso, in altre aree dell'Abruzzo non è così e ovviamente ci si trova al cospetto di un orso che è un grande carnivoro è un animale che quindi bisogna trattare in un certo modo. L'orso marsicano è geneticamente è una sottospecie più mansueta rispetto all'orso bruno ma comunque è un animale grande, un animale che può avere delle reazioni come tutti gli animali selvatici e mettere anche a rischio la vita delle persone, quindi bisogna sapersi comportare. In Abruzzo non ci sono casi di aggressione di orso alle persone e ma non possiamo essere sicuri che questo non avverrà mai, per questo dobbiamo sapere tutti come comportarci. Come dicevamo prima la convivenza parte innanzitutto dalla voglia di dire che siamo insieme in questo territorio, nessuno è dominante ma lo condividiamo cioè viviamo nello stesso territorio. Ovviamente in Abruzzo, in alcune aree, la presenza dell'orso ha dato tanto al territorio. Ha dato tanto perché ci sono persone che con l'orso lavorano, che riescono ad attirare visitatori, per cui c'è un'accettazione sicuramente elevata.
Gli orsi purtroppo continuano a morire per investimenti stradali come Juan che era il figlio di Amarena, con atti di bracconaggio, l'ultimo quello di Amarena che ha ferito profondamente tutti noi abruzzesi. Spesso vengono trovati dei bocconi avvelenati sulle montagne abruzzesi quindi sicuramente non c'è una piena accettazione della presenza di questo animale soprattutto fuori dalle aree storiche di presenza, ma su questo bisogna lavorare. Ecco, noi come associazione diamo in comodato d'uso gratuito recinti elettrificati agli agricoltori, agli allevatori che sono nell'area dell'orso. Diamo per esempio delle porte di ferro per le stalle. Gliele diamo gratuitamente in modo che ci si possa attrezzare a che l'orso non faccia danni e a fianco, come dicevo prima, bisogna fare una campagna capillare di informazione su come comportarsi. Quindi non lasciare il cibo nei paesi, non attirare l'animale, non renderlo confidente. Amarena con i suoi quattro cuccioli è stata fotografata in ogni modo, circondata da curiosi che la osservavano a tutte le ore del giorno ovviamente, in un certo senso, facendo abituare lei e i cuccioli alla presenza umana, cosa che non è stata sicuramente favorevole per la vita di questi orsi.
Ivana: Sì perché poi invece di tenersi lontano magari dalle case, non avendo paura più dell'uomo, si mettono a rischio.
Filomena: I due cuccioli che stavano con lei, quando è stata uccisa sono fuggiti. Sono stati a lungo monitorati dal Parco, dalle guardie, dal personale scientifico. Il Parco ha preso una coraggiosa decisione cioè quella di non prendere i cuccioli e metterli in cattività. Si era indecisi perché, in genere, i cuccioli restano con la mamma fino a 2 anni e ci si chiedeva se farli crescere in cattività e poi reinserirli in natura o di lasciarli in natura. Quindi coraggiosamente il Parco ha preso questa decisione. I cuccioli sono cresciuti, si sono alimentati, hanno superato l'inverno e quindi sono stati osservati anche dopo la fase del pseudo letargo che hanno gli orsi, ed erano ancora insieme. Ora probabilmente si saranno separati, però stanno crescendo e sono orsi liberi che non sono stati sottratti alla popolazione di orso bruno marsicano, che come abbiamo detto prima è di 50-60 individui e anche il perderne uno, è un dramma. Quindi questi due orsi possono essere ancora considerati della popolazione. Deduciamo che è stata una scelta importante.
Ivana: Prima dicevi che la popolazione dell'Abruzzo è abituata da decenni a convivere con l'orso marsicano e quindi immagino che sapranno anche come comportarsi rispetto magari agli abitanti di altre zone, dove invece può essere una novità questo tipo di convivenza. Sarebbe utile anche dare delle istruzioni alle persone per tranquillizzarle in qualche modo e far capire l'importanza, la presenza di questi animali sul territorio. Perché in Italia, come in tutti i paesi civilizzati, ci siamo un po' disabituati alla convivenza con gli esseri umani, siamo troppo abituati alle Metropoli e forse ci farebbe bene un po' a rivivere in contatto con la natura, nel bene e nel male, avvicinarsi proprio al sapore dell'esistenza, allo stare sulla Terra, ricordarci che non siamo noi padroni e dobbiamo rispettare anche le altre forme di vita.
Filomena: Sì penso che sia questo il centro. Nel fatto di dire che siamo qui su questo stesso pianeta. Noi non siamo staccati dal pianeta, se sta male il pianeta, stiamo male anche noi e quindi il fatto di avere una presenza così forte emblematica come quella dell'orso nel proprio territorio, dovrebbe essere per tutti un vanto ma anche un'occasione di confronto e di dire Appunto non siamo soli su questa terra e dobbiamo anche saperci comportare di conseguenza e avere il ruolo, magari la responsabilità di custodire questa grande questa grande ricchezza.
Rudy: Quali sono i progetti principali di cui vi occupate come WWF Abruzzo ?
Filomena: intanto cito la campagna orso 2x50 che è una campagna del WWF Nazionale che però ha sede in una delle nostre Oasi nelle Gole del Sagittario d'Ersa degli Abruzzi che è un’oasi dove c'è la presenza dell'orso marsicano ed è un progetto che serve proprio a favorire la convivenza con questo animale, con tutte le azioni che abbiamo velocemente elencato prima. Poi per esempio ci occupiamo della montagna ma passiamo anche al mare. Parliamo di un altro animale molto emblematico che è il fratino che è un piccolo uccellino molto piccolo che vive in alcune aree costiere dell'Abruzzo, fortemente a rischio in Italia, in Abruzzo, con una popolazione che diminuisce, perché fa il nido nella sabbia e proprio nel periodo in cui si puliscono le spiagge. Quindi c'è anche qui una grande sfida di convivenza in un ambiente fortemente antropizzato completamente diverso dall'Abruzzo interno. Questi sono i progetti di conservazione proprio delle specie, poi abbiamo quelle del WWF in Italia dove ci sono più di 100 Oasi in Abruzzo, ne abbiamo alcune di queste che sono anche delle riserve regionali e quindi sono i nostri laboratori dove sperimentiamo le tecniche di gestione, ma anche di coinvolgimento delle persone delle amministrazioni comunali con le quali collaboriamo. Si mette al centro il territorio, gli illeciti ambientali, abbiamo gli avvocati del panda che sono i nostri legali bravissimi che ci danno una mano ogni volta.
Il progetto più grande è però quello del volontariato perché in questo tempo è anche bene ricordarsi che è prezioso l'aiuto di ognuno di noi. Dobbiamo tornare a partecipare tanto alla vita civile nelle forme che ognuno di noi ritiene più opportune, quindi nelle associazioni di volontariato del sociale sportive o ambientali, ognuno può scegliere quello che vuole fare ma è importante partecipare.
Ivana: Condivido l'idea dei volontari perché penso che sia un impegno che non faccia bene solo alla società ma gratifichi tanto anche chi lo fa perché ci si sente utili e si lascia in qualche modo un piccolo segno di qualcosa che sia davvero importante per l'ambiente in cui viviamo.
Filomena: Serve l'aiuto di tutti e tutti possono fare qualcosa. Ma ripeto è importante far capire che la società si organizza se partecipa alla vita civile di un paese, questo è imprescindibile.
Per recuperare la live integrale, ecco il video:
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